Nel marzo 2020, la pandemia causata dal Covid-19 ha paralizzato il mondo universitario. L’Università di Trento ha inizialmente dimostrato di saper reagire prontamente, assicurando un nuovo modo di erogare la didattica. Ciò nonostante, a meno di un mese dalla ripresa delle lezioni, studenti e studentesse si ritrovano, di nuovo, nella stessa situazione di incertezza della scorsa estate. Percepiamo quotidianamente che l’Ateneo è carente nella comunicazione con la comunità studentesca. È evidente che il piano per il rientro ha molte falle, e che le direttive del Rettore non sono chiare e arrivano da tempo troppo tardi, causando più perplessità che chiarimenti.
All’incertezza causata dalle mancate comunicazioni con l’attuale comunità, va sommata quella nei confronti della futura comunità studentesca. Matricole e laureandə non sanno come si svolgeranno rispettivamente corsi e discussioni delle tesi. Anche la categoria dellə studentə internazionali è in difficoltà: fra di loro, chi non ha ancora effettuato la vaccinazione, dovrà pagare la somma di 149,77€ soltanto per iscriversi al Servizio Sanitario Nazionale e poi attendere i tempi di risposta. Molto probabilmente non riusciranno ad ottenere il Green Pass prima dell’inizio delle lezioni, venendo così obbligatə, non per loro scelta, alla Dad. Per tuttə lə altrə, non ci sono ancora informazioni univoche sullo svolgimento degli esami di settembre.
Da quasi due anni riscontriamo grandi difficoltà nel chiedere informazioni agli uffici competenti, che spesso ci sollecitano a rivolgerci alla componente docente, anch’essa lasciata in balia dell’assenza di comunicazione. Ma queste decisioni dipendono da Direttorə di Dipartimento, che aspettano a loro volta il rettore, complicando ulteriormente un telefono senza fili lento ed inefficace.
Anche la situazione negli studentati non è limpida: chi avrà un alloggio universitario non dovrà avere il Green Pass, però non saprà in quali modalità dovranno essere frequentati gli spazi comuni. E questa mancanza di garanzie potrebbe riportarci, anche se ci auguriamo di no, a periodi di quarantene che coinvolgono tuttə lə inquilinə. Manca, infine, chiarezza sui protocolli, non aggiornati da marzo 2020 e non resi noti in tutte le lingue.
L’unica sicurezza ci è pervenuta qualche settimana fa: sarà necessario essere provvistə di Green Pass per recarsi a lezione. Siamo certamente a favore di questa misura, ma riteniamo che questo strumento non sia inclusivo, né tantomeno sufficiente a garantire la totale incolumità della comunità studentesca, dal momento in cui si prevede un ritorno a pieno regime nelle aule, sui mezzi di trasporto e nelle mense universitarie. Inoltre, non è ancora chiaro come verranno controllati i Green Pass, se a tappeto o a campione, e come verrà gestita la situazione delle persone transgender che potrebbero essere costrette a un outing indesiderato, nel caso non fossero ancora in possesso dei documenti che attestino la nuova identità.
Ad oggi sappiamo che l’Ateneo vuole riportare l’attività didattica in presenza come prima della pandemia. Ciò implica un reimpiego degli spazi a capienza completa e la deroga delle norme sul distanziamento fisico, dunque il 100% di posti occupati. Pensiamo che questo punto possa essere problematico, sia per questioni sanitarie – soprattutto per persone con fragilità che sarebbero costrette o ad esporsi a un rischio di contagio oppure ad avere una didattica totalmente a distanza – sia dal punto di vista psicologico. Dopo due anni di didattica a distanza, lockdown e distanziamento fisico, crediamo che il timore di rientrare a pieno regime non sia da biasimare, né da sottovalutare. In questo senso, l’Università si deve impegnare affinché la comunità studentesca si senta sicura e possa affrontare il proprio percorso di studi in serenità.
Alla luce di quanto sottolineato e soprattutto vista la mancanza di chiarezza da parte dell’Ateneo, come sindacato studentesco vogliamo avanzare delle proposte a tutela della comunità studentesca, dal punto di vista sì sanitario, ma anche sociale, psicologico ed economico.
Chiediamo innanzitutto comunicazioni tempestive, chiare e capillari sia verso la comunità studentesca, che anche tra i diversi uffici che si occupano di gestire le richieste dellə studentə. Chiediamo inoltre che vengano esplicitamente illustrati e diffusi i protocolli di sicurezza e le misure da adottare in caso di contagio (chi contattare, con quali tempistiche, per quanto tempo vengono sospese le lezioni in caso di contagio in aula ecc..). In questi mesi, infatti, ciò che abbiamo riscontrato è un generale caos informativo che non permette di orientarsi rispetto al rientro in aula da settembre in poi, sia per le poche informazioni comunicate, sia per un continuo rimbalzo di responsabilità fra uffici.
Per quanto riguarda gli esami imminenti, inoltre, è necessario che vengano esplicitate al più presto le modalità da ogni docente, sia per quanto riguarda lo svolgimento che per il controllo del Green Pass. E per l’anno accademico che sta per iniziare, chiediamo che vengano rese note le modalità d’esame con largo anticipo, garantendo un reale diritto allo studio a tutta la comunità studentesca, senza delegare impropriamente capacità decisionali allə singolə docente.
Chiediamo poi che l’Università metta in campo degli strumenti di sensibilizzazione che coinvolgano virologə espertə nel sensibilizzare alla vaccinazione, in modo tale da realizzare la terza missione da sempre presente nei suoi obiettivi. L’Università infatti deve porsi come istituzione anche a livello sociale, e non può semplicemente richiedere il Green Pass ignorando lo scetticismo dilagante rispetto alla questione dei vaccini.
Considerando tutto ciò, ci siamo chiestə se ci sia una soluzione che limiti queste problematiche. Siamo convintə che debbano essere garantiti tamponi gratuiti per studenti e studentesse, sia per quanto sottolineato in precedenza, che per venire incontro a chi non è ancora in possesso del Green Pass o rientra in categorie che non possono ricevere la somministrazione del vaccino.
La gratuità del tampone consente, inoltre, la possibilità di un monitoraggio costante nella diffusione del contagio, garantendo assieme diritto alla salute e diritto allo studio.
Vogliamo infine delle garanzie rispetto alle “modalità di accompagnamento” alla didattica, per chi non potrà partecipare in presenza, quelle accennate ma non meglio chiarite nell’ultima comunicazione del Rettore. Pensiamo che, anche in questo caso, delegare la scelta delle integrazioni alla discrezione dellə singolə docenti sia potenzialmente inefficace e iniquo, come ci ha mostrato l’esperienza degli scorsi mesi. Sebbene la didattica blended abbia riscontrato delle difficoltà nello scorso periodo, non è possibile accantonare in toto gli strumenti appresi e implementati, che possono essere utili per molte evenienze.
Ribadiamo ancora una volta il nostro totale supporto allo strumento del Green Pass come garanzia di maggiore controllo e tutela della comunità studentesca, ma non possiamo lasciare che questa scelta giustifichi scompensi nella didattica e l’esclusione di svariate categorie di studenti e studentesse che dovrebbero invece essere tutelate. Ma la cosa più importante è che si instauri di nuovo quel dialogo che è mancato in questi anni: un dialogo fertile e aperto a nuove soluzioni, che serva a proporre decisioni rapide, coerenti e tempestive, nella convinzione che il diritto alla salute debba andare di pari passo con il diritto allo studio, oltre che con uno studio accessibile e di qualità.